L’affermazione dei droni come mezzo di trasporto prima per soli oggetti e poi anche per persone rivoluzionerà ovviamente molti aspetti delle città per come le conosciamo e viviamo oggi.
Tra gli ambiti coinvolti ci sarà anche l’architettura e i primi effetti si stanno già evidenziando: parola di Mark Dytham, co-fondatore dello studio Klein Dytham Architecture.
Il primo elemento che Dytham ha messo in evidenza, basandosi anche sulla sua esperienza personale di utente di droni, è che una piccola rivoluzione è in corso: l’utilizzo dei droni per eseguire ricognizioni aeree in fase progettuale.
Già da qualche anno lo studio KDA impiega comuni droni consumer, anche se di fascia alta, per le riprese di siti edificabili. Ricognizioni aeree di questo tipo permettono secondo Dytham di avere una “consapevolezza spaziale“ delle strutture e dei siti molto diversa da quella che viene offerta dalle ispezioni via terra.
Senza i droni questa visione aerea sarebbe molto più complessa e costosa da ottenere.
I droni sono usati anche per l’ispezione della qualità costruttiva degli edifici già realizzati e per individuare eventuali problemi. Questo grazie alla possibilità di usarli per eseguire riprese molto ravvicinate degli edifici anche in parti che sarebbero molto difficili da raggiungere, normalmente.
Una piccola conseguenza indiretta dell’utilizzo sempre più diffuso dei droni è che gli architetti e i designer stanno ponendo più attenzione a come le loro creazioni appaiono viste dall’alto. Tradizionalmente non si bada poi molto a come appare esteticamente un tetto perché raramente lo si vede nel suo complesso. Ora questo dettaglio può avere una maggiore importanza.
L’impatto dei droni sui trasporti
L’elemento che avrà però un maggiore impatto sulla concezione degli edifici sarà la diffusione dei droni come mezzi di trasporto. I test per attivare servizi di trasporto merci sono stati già avviati, ad esempio da Amazon, e in prospettiva è solo una questione di tempo prima che si pensi al trasporto di persone.
Questo secondo Dytham cambierà profondamente il modo in cui si accede agli edifici e quindi la loro costruzione, ma anche il loro funzionamento. Non sarà più necessario entrare a livello del terreno per poi spostarsi verticalmente ma si potrà accedere direttamente ai piani, almeno ad alcuni di essi. Per favorire questi accessi gli edifici saranno dotati di “rami” che faranno da piattaforme di atterraggio.
Dal punto di vista concettuale questa evoluzione dei trasporti comporterà anche una nuova visione degli edifici. Invece di vederli necessariamente dal basso ci abitueremo a considerarli da una certa altezza, il che cambierà la nostra percezione degli spazi e quindi anche il modo di concepirli da parte dei progettisti.
L’evoluzione del trasporto areo secondo Dytham modificherà ovviamente anche la struttura delle città. Non è necessario per questo aspettare un futuro in cui saremo pieni di “macchine volanti”, anche la sola diffusione del trasporto merci via droni comporterà che i magazzini di distribuzione saranno più piccoli e più vicini alle città per restare nel raggio di autonomia dei droni. La riduzione del traffico poi comporterà una minora usura delle infrastrutture stradali, con sensibili risparmi per le amministrazioni.