Tra gli ambienti in cui le tecnologie Internet of Things portanofunzioni di monitoraggio e ottimizzazione del “funzionamento” ci sono anche gli edifici e per i cosiddetti smart building valgono tutte le considerazioni che si fanno di norma riguardo l’IoT.
C’è però anche una considerazione specifica da fare: nella maggior parte dei casi le nuove tecnologie arrivano dove c’è già un sistema di building automation che non può certo essere sostituito in nome della novità.
L’ottica deve essere piuttosto quella dell’integrazione tra nuovo ed esistente, approccio che Honeywell Building Solutions ha messo in pratica con un nuovo servizio cloud dedicato a queste tematiche e denominato Outcome Based Service.
Outcome Based Service è un servizio che nasce dall’esperienza che Honeywell ha maturato nelle installazioni in ambito Oil&Gas.
È un sistema che raccoglie i dati rilevati dai sistemi di building automation più o meno moderni e complessi che già si trovano nell’edificio, li memorizza in cloud e li dà in pasto a funzioni evolute di analytics.
Il motore di analisi dei dati – Sentience – è proprio quello sviluppato per le applicazioni industriali di IoT e permette di arrivare a delineare i modelli “comportamentali” degli edifici.
In questo senso il ruolo di Outcome Based Service è di livello superiore rispetto alla building automation: aggregare i dati per dare informazioni qualitative e indicare le criticità al facility manager, uniformando le informazioni provenienti dai sottosistemi di qualsiasi tipo e rendendoli “trasparenti” agli utilizzatori.
E poco importa se si tratta della gestione di un edificio singolo, di un complesso di edifici localizzato o di più edifici sparsi geograficamente
Outcome Based Service rappresenta quindi una decisa evoluzione della “gestione” dell’edificio, che non si basa più su una serie di azioni reattive o programmate di manutenzione ma sulla creazione di servizi a valore per il ciclo di vita stesso dello smart building.
Non c’è solo questo, ma l’idea comunque – spiega Fabio Bruschi, Direttore Generale di Honeywell Building Solutions per l’Italia – è “passare dai classici servizi di manutenzione periodica a un sistema che tenga sotto controllo il funzionamento dell’edificio, capisca cosa sta succedendo e per succedere, permetta di intervenire solo quando serve ma esattamente quando serve”.
Tutto si basa sull’integrazione delle informazioni raccolte. Non a caso in Honeywell si preferisce parlare di Integration of Things più che di Internet of Things e di connected building invece di smart building.
L’integrazione permette di dare ai facility manager informazioni di sintesi e di creare dashboard che hanno meno a che fare con l’aspetto tecnico della gestione e più con il livello di servizio offerto.
Le funzioni di analytics di Sentience portano a questa integrazione anche elementi di aggregazione e correlazione delle informazioni, perché ad esempio un conto è sapere che la temperatura di una certa area è nell’intervallo di confort previsto e un altro è correlare questa informazione con le condizioni meteo e con il numero di persone che transitano in quella zona.
Il cloud parla con le app
La parte cloud/analitica di Outcome Based Service è quella più importante ed evidente. Honeywell Building Solutions considera però l’integrazione che essa permette come un tassello per sviluppare anche soluzioni più specifiche, con l’obiettivo di semplificare il lavoro di figure come il facility manager e di estendere il concetto di “user experience” per chi vive o lavora in uno smart building.
Di questi tempi è logico declinare questa visione in ottica mobile e nell’ambito dei Connected Services – di cui OBS fa parte – trovano quindi spazio due app.
Una prima – Pulse for Connected Buildings – è rivolta a facility manager, tecnici e loro supervisori. Permette di visualizzare le informazioni raccolte da OBS – quindi da tutti i sistemi collegati alla building automation – aggregate in vario modo e per importanza, usa l’approccio delle notifiche per segnalare eventi anomali e seguirli più facilmente. Integra anche una parte di chat per dialogare tra gli operatori coinvolti, in tempo reale e ovunque ci si trovi.
La seconda app è Vector Occupant, destinata a chi “vive” uno smart building. L’idea di fondo è che chiunque ormai ha sempre con sé uno smartphone e questo può essere connesso ai sistemi di edificio per abilitare nuove funzioni.
Già presente nell’app è l’identificazione personale, che permette di usare lo smartphone al posto del badge per accedere all’edificio e sbloccare le porte delle stanze e delle aree a cui si ha diritto di accedere.
L’app prevede anche un sistema per richiedere cambiamenti a parametri di confort, come la temperatura di una stanza. In prospettiva Vector Occupant è vista come un “contenitore” per funzioni potenzialmente utili, come ad esempio la navigazione indoor e la prenotazione delle sale conferenze o del pasto nella mensa aziendale.
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