L’impatto della pandemia da Covid-19 è stato di proporzioni inedite nella storia recente, ed è inevitabile pensare a come si evolveranno gli spazi di lavoro quando la fase emergenziale sarà alle spalle.
Secondo gli architetti di D2U l’orientamento sarà verso un “physical-smart office”, per tornare a lavorare in sicurezza dopo l’emergenza Coronavirus
Gli spazi dovranno essere ripianificati ed adattati, secondo le norme di distanziamento e la densità di persone per locale. Sarà altresì necessario ripensare gli open space: il concetto di privacy dovrà essere rivisto, bilanciando la necessità di privacy e distanziamento con l’importanza della socializzazione e del confronto.
Gli spazi di lavoro attuali andranno ridisegnati: dall’open space che garantiva la migliore ottimizzazione d’uso dello spazio si passerà all’open space rimodulabile facilmente a seconda delle persone presenti e delle normative sulle distanze; anche gli arredi dovranno subire un’evoluzione in chiave di protezione individuale, senza per questo tornare ai cubicles americani anni ‘60.
Saranno senza dubbio necessari spazi per la socializzazione e comunicazione virtuale: la community degli uffici diventerà un mix di community reale e virtuale, in cui non saranno mai presenti tutti i dipendenti contemporaneamente, ma sarà importante creare momenti costanti di dialogo tra chi sarà fisicamente in ufficio e chi lavorerà da remoto.
Maggior spazio a video e tele conference rooms, quindi, che diventeranno strumenti e spazi indispensabili per mantenere coesione nei team di lavoro e rendere fluida la comunicazione tra colleghi e con interlocutori esterni.
Assisteremo anche ad una trasformazione degli spazi comuni aziendali, a partire dalle mense che potranno diventare “smart canteen”: luoghi modulari dove, finiti i pasti, i tavoli potranno essere riorganizzati come postazioni di lavoro per garantire il distanziamento quando ci saranno troppe persone presenti negli uffici “tradizionali”.
Gli auditorium diventeranno multisale di dimensioni variabili, riconfigurabili a seconda delle esigenze; le sale riunioni dovranno saper unire presenza fisica e community virtuale: sempre più “huddle rooms”, quindi, piccole stanze separate dal resto del team aziendale, attrezzate per ospitare meeting veloci, videoconferenze e brainstorming virtuali, che dovranno essere sanificate in modo semplice ed efficace dopo ogni utilizzo.
Ci attende anche un adattamento di spazi comuni condominiali per co-smart working nei complessi residenziali in ottica “smart”: palestre, sale giochi per bambini e altre sale condominiali potranno essere adattate in modo flessibile per ospitare postazioni per lo smart working per permettere loro di lavorare a distanza a chi in casa non ha spazio o voglia di stare ma senza vanificare il suo tempo in inutili spostamenti routinari.
Infine, ma non meno importante, si renderà necessario il cambiamento della cultura aziendale: dovrà basarsi sempre più sulla fiducia nei confronti di dipendenti e collaboratori, sul lavoro per obiettivi, su flessibilità e competenze digitali.
Le organizzazioni dovranno erogare formazione ad hoc per i dipendenti, oltre a garanzia di sicurezza e salubrità per quando si andrà in ufficio.
Il ruolo dei professionisti di architettura e design sarà fondamentale per affiancare aziende e lavoratori e progettare i nuovi “physical-smart office”.
…. e in Italia quanto tempo ci vorrà per realizzare tutto questo, pensando che in certi ambienti ci sono ancora regolamenti e procedure del tempo che fu.