Il concetto del Rapid Liquid Printing cambia i due punti fermi di tutti gli approcci alla produzione additiva, che sono la necessità dello slicing dell’oggetto da produrre (ossia la sua divisione in strati da stampare uno dopo l’altro) e il bisogno frequente di strutture di supporto da stampare insieme all’oggetto per sostenerlo.
Ora il MIT e Steelcase hanno sviluppato il Rapid Liquid Printing, un sistema di stampa 3D che evita entrambi questi aspetti e che è già stato collaudato nella produzione di mobili.
Nel Rapid Liquid Printing la stampa 3D avviene per estrusione di materiale da un ugello, come nella stampa per deposizione, che si muove all’interno di un serbatoio di gel. Questo ha la consistenza del gel per capelli e fa da sostegno al materiale estruso, che quindi non ha bisogno di strutture specifiche di supporto.
Altro elemento importante: virtualmente l’area di stampa non ha limiti, o meglio è limitata solo dalle dimensioni del serbatoio di gel in cui si muove l’ugello.
Questo permette di creare oggetti di grandi dimensioni. In più, secondo il MIT e Steelcase, il Rapid Liquid Printing è un processo molto più veloce delle altre tecniche additive.
Anche se per certi versi il Rapid Liquid Printing ricorda la litografia a polimeri, il materiale estruso si fissa per reazione chimica e non per l’azione della luce o di un raggio laser. Il sistema permette di usare materiali come gomme, plastiche e poliuretani che escono dall’ugello un po’ come il dentifricio da un tubetto.
È anche possibile usare due materiali contemporaneamente, che all’uscita dall’estrusore si combinano chimicamente fra loro.
Il Rapid Liquid Printing è stato già testato in pratica e proprio alla Milano Design Week, dove il ripiano di un tavolino della collezione Bassline di Turnstone è stato prodotto in poco meno di mezz’ora.
In un altro test, spiega Steelcase, la nuova tecnica ha prodotto in dieci minuti un oggetto che con i sistemi convenzionali avrebbe richiesto una cinquantina di ore per essere stampato.