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Certificazione, lo strumento che può far decollare il Bim

Nonostante l’applicazione del Building Information Modeling sia in forte ritardo in Italia rispetto ad altri Paesi in Europa e nel mondo, il panorama comincia a cambiare e cresce l’interesse verso l’utilizzo delle tecnologie digitali nel settore delle costruzioni.

Non solo da parte dei progettisti, pionieri in questo campo, ma anche delle stazioni appaltanti e delle imprese. Contemporaneamente, gli addetti ai lavori mostrano sempre più attenzione verso l’opportunità di mostrare le loro reali competenze. Da qui l’aumento delle richieste di certificazioni che possano attestarle.

Crescono i bandi in Bim. Lo dimostrano i dati elaborati dal rapporto Oice 2019: dalle 83 gare del 2017 si è passati a 268 nel 2018, con un incremento che  ha sfiorato il  223 per cento. Anche il valore dei bandi è notevolmente aumento con un balzo da 30 a 161 milioni di euro.

Colpisce soprattutto il fatto che lo scorso anno (quindi prima dell’entrata in vigore del decreto dm 560/2017) che fissata l’obbligatorietà della metodologie Bim per gli appalti pubblici con importi superiori a 100 milioni di euro a partire da gennaio 2019) molti bandi Bim abbiano riguardato anche progetti con importi di molto inferiori:  50 gare sono state al di sotto dei 100 mila, + 20 rispetto al 2017.

Sempre facendo riferimento al rapporto dell’Oice, la regione che in Italia spicca maggiormente per numero di bandi è il Lazio (18,7 per cento), seguita dalla Campania (12 per cento).

Un altro dato interessante riguarda le opere di ristrutturazione in Bim che hanno superato di gran lunga le nuove realizzazioni (88 per centro contro 25 per cento).

Le nuove professioni del Bim

Da diversi anni l’istituto di certificazione Icmq, in collaborazione con Uni ha attivato un tavolo per lo sviluppo della normativa Bim cui partecipano numerosi stakeholder.

La norma Iso 19650 relativa alla “gestione informativa attraverso il Bim” è stata integrata alla normativa Uni 11337.

In questo scenario di sviluppo e crescita della metodologia Bim nelle opere pubbliche e private, è importante porre l’attenzione sulla parte 7 di questa norma, riguardante i “requisiti di conoscenza, abilità e competenza delle figure coinvolte nella gestione e nella modellazione informativa”.

La normativa individua quattro nuovi profili.

C’è il Bim Specialist (o modellatore di oggetti) , figura che comincia a diffondersi anche in Italia e che ha diverse abilità in più rispetto al modellatore tradizionale. Può essere inserito nel settore di produzione e di sviluppo del modello BIM secondo la propria competenza disciplinare (architettonica, impiantistica o strutturale). Non solo deve produzione dei modelli e degli elaborati, gestire e aggiornare librerie Bim aziendali , estrarre dati dagli oggetti ma deve avere una conoscenza base della sicurezza informatica oltre che del lavoro svolto dal project manager e sapere che cos’è la proprietà intellettuale.

I Bim coordinator invece non sono ancora molto presente nel nostro Paese e stanno cominciando ora a formarsi. E’ un profilo complesso e articolato, perché dovendo gestire una squadra di specialist con diversi ruoli questa figura è obbligata a conoscere più discipline, inoltre deve definire le regole di controllo e gestire i conflitti e le interferenze. Infine, deve essere di supporto all’attività del Bim manager. Quest’ultimo ha il compito di gestire e coordinare l’intera commessa, decidendo chi fa che cosa in ogni ambito. Deve anche occuparsi della formazione e  capire se sono necessarie in corso d’opera ulteriori figure professionali e risorse informatiche.

Un profilo ibrido che fino a poco tempo fa non era contemplato è il CDE Manager: un professionista che svolge un ruolo molto tecnico perché gestisce l’ambiente di condivisione dati (dall’inglese Common Data Environment o CDE), quindi ha maggiori competenze in ambito informatico. Contribuisce attivamente alla ricerca di soluzioni informatiche di rete, in cloud e di protezione dei dati. Lo scopo principale della gestione del CDE è mettere in relazione i contenuti dei modelli BIM con altri dati riguardanti l’organizzazione e la commessa. Oggi in Italia questi esperti sono pochissimi e le richieste da parte del mercato sono ancora contenute.

Per le prime tre figure professionali esistono specifici requisiti di accesso all’esame per la certificazione Icmq. Per il Cde Manager non esiste ancora una certificazione.

Gli Specialist devono avere alle spalle almeno sei mesi di lavoro di cui tre con questo ruolo, i Coordinator tre anni di esperienza e almeno uno con questo profilo e i Manager devono avere un background di cinque anni con due di esperienza di gestione in ambito Bim, se diplomati, e uno soltanto se laureati.

L’esame consiste in una prova scritta, con 30 quesiti a risposta multipla, in una prova pratica e una orale. Si viene promossi con un punteggio minimo di 60 su cento.

Prepararsi al 2025

La verifica delle competenze dei soggetti che lavorano in ambito Bim è un’esigenza che è arrivata direttamente dal mercato. Inizialmente, a dare la spinta maggiore sono state le  principali imprese italiane che hanno avuto precedenti esperienze di cantieri all’estero, ma non solo: oggi le stazioni appaltanti in fase di gara danno punteggi superiori alle società di costruzioni che nel proprio organico presentano tecnici con competenze Bim oriented, perché considerano queste skill uno strumento di garanzia.

Cresce anche l’attenzione della pubblica amministrazione sulla qualificazione del personale in ambito Bim. A confrontarsi per prima con le potenzialità Building Information Modeling, tra le varie stazioni appaltanti, è stata l’Agenzia del Demanio , poi sono arrivati Comuni e Province. In altre parole, si tratta di “prove tecniche di digitalizzazione dei cantieri”, un modo per prendere confidenza con una metodologia di lavoro che entro il 2025 diventerà obbligatoria per gli appalti pubblici di importi inferiori a un milione di euro, in pratica la stragrande maggioranza.

Ma come stanno reagendo le imprese in vista di questa rivoluzione che è dietro l’angolo?

Al momento, restano ancora piuttosto indietro, se messe a confronto con studi di architettura e ingegneria. I progettisti sono stati i primi ad affacciarsi al Bim, già diversi anni fa, magari in principio con scetticismo, alcuni convinti che il Building Information Modeling altro non fosse che una variante più evoluta del Cad. Fatto sta che ormai in Italia quella della progettazione è la fase che più di altre ha saputo cogliere e mettere in pratica le variegate potenzialità del Bim. Sono in continuo aumento nelle università master e corsi specializzati  di progettazione e disegno in ottica Bim.

Trasformazione digitale storage

Anche alle imprese tuttavia l’utilizzo di nuovi strumenti virtuali può offrire diversi vantaggi: la possibilità, innanzitutto, di realizzare progetti di alta qualità riducendo notevolmente i margini di errore in cantiere, grazie alla possibilità di verificare a monte eventuali lacune e interferenze. Il costruttore oggi può contare su un grande alleato – la realtà aumentata – e riuscire a vedere in anteprima e comprendere meglio le varie fasi di attività necessarie alla realizzazione di un’opera, così come quelli che saranno i possibili avanzamenti dei lavori.

Un’impresa che, prima di dare via agli scavi, viene coinvolta da progettisti e committenti nella visione di un cantiere simulato ha il grande vantaggio di valutare in anticipo quello che sarà la concreta evoluzione delle singole lavorazioni e quindi di calcolare con più precisione i tempi necessari alle forniture e alle installazioni con una previsione dei costi più accurata e minori varianti in corso d’opera.

Quando la certificazione fa sistema

L’applicazione del Building information Modeling, porta vantaggi a tutta la filiera impegnata nel settore delle costruzioni: il gestore dell’opera può contare su una raccolta organica di tutti i dati e le informazioni necessarie per la gestione e la manutenzione, mentre progettisti e imprese dispongono di un efficace strumento di coordinamento che, se ben utilizzato, consente di prevenire problemi e pianificare al meglio tutte le attività.

Per le imprese che intendano cogliere queste opportunità il modo migliore per dimostrare di essere all’altezza di  gestire un progetto in Bim, è ottenere una certificazione.

In mancanza di una norma che definisca i requisiti di un sistema di gestione per il Bim, Icmq, in collaborazione con gli stakeholder del settore (associazioni di categoria, grandi committenti e gestori di infrastrutture), ha sviluppato uno schema di certificazione del sistema di gestione in ottica Bim per attestare che un’organizzazione è in grado di gestire in modo corretto e competente le proprie attività con il Buiding information Modeling.

Dopo un’analisi dei documenti internazionali disponibili, il gruppo di lavoro ha deciso di fare riferimento alla cosiddetta High Level Structure comune a tutti i sistemi di gestione Iso (qualità, ambiente, energia) favorendone così la piena integrazione con il sistema di gestione Bim.

Per un’efficace applicazione del metodo Bim non è sufficiente che le persone coinvolte siano in possesso di un adeguato livello di conoscenza del metodo e degli strumenti. Il Building Information Modeling è un processo e come tale deve essere adeguatamente governato, quindi richiede l’implementazione di un sistema di gestione.

L’efficace applicazione del metodo Bim non si basa solo sulle competenze delle singole persone, ma anche sulla capacità di pianificare e di far interagire tutti coloro che lavorano sulla stessa commessa. Il Sistema di gestione consente, quindi, di lavorare realmente come una squadra.

La certificazione è lo strumento più idoneo a garantire agli operatori di filiera (dai committenti, ai fornitori, agli studi di progettazione) che l’organizzazione è in grado di gestire una commessa in Bim nel rispetto dei criteri verificati e riconosciuti da un organismo di certificazione di terza parte indipendente. Attraverso la conformità alla specifica l’azienda sceglie di dotarsi di un metodo e organizzare i processi interni ed esterni in modo da garantirne l’efficacia, il monitoraggio e il miglioramento continuo

La certificazione è prevista per i committenti pubblici e privati, per gli studi di progettazione, i general contractor e imprese edili, i manutentori e le società di manutenzione, e per chiunque dimostri di avere la capacità di saper gestire una commessa in Bim rispettando i requisiti della specifica in questione.

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