Relativamente giovane, con alcune peculiarità che ne rendono complessa l’espansione, ma al tempo stesso in crescita e con prospettive decisamente positive: potrebbero essere questi i termini che riassumono in sintesi l’attuale mercato del Bim, un contesto complesso in cui operano diversi fattori sia legati specificamente al “prodotto Bim”, sia ad aspetti di natura tecnologica e individuale.
La varietà di aree applicative e, conseguentemente, di profili professionali coinvolti nel processo Bim, infatti, rende tale mercato fortemente segmentato sia per quanto riguarda la richiesta che i relativi target, circostanza che rende senza dubbio complessa l’implementazione delle tradizionali strategie di marketing per la sua diffusione, oscillanti fra una generica promozione dei vantaggi offerti da questa metodologia e la focalizzazione su alcuni segmenti di mercato e le capacità dei software a questi afferenti.
A dispetto di tali oggettive complessità e delle fisiologiche resistenze al cambiamento di metodologie e approcci che caratterizzano il settore AEC, tuttavia, il mercato del Building Information Modeling sembra avere innestato una decisa marcia in avanti.
A fotografarla è la più recente indagine sul mercato del Bim in Italia promossa da Assobim, l’associazione nata per promuovere la diffusione del Building Information Modeling e sostenere l’attività dell’intera filiera tecnologica del Bim.
L’indagine, cui ha partecipato un panel di oltre 600 operatori comprendente studi di progettazione, società di engineering, imprese di costruzioni e manutenzioni, committenza pubblica e privata e produttori di materiali e componenti, fornisce una fedele rappresentazione circa la diffusione del Bim nel nostro paese, utile a focalizzare punti di forza e prospettive di sviluppo di questa metodologia e sensibilizzare ulteriormente istituzioni e player del mondo delle costruzioni.
Uno dei principali scopi dell’indagine, appurare il grado di conoscenza e utilizzo del Bim e delle sue potenzialità fra gli operatori del settore, ha dato risultati fortemente positivi.
Oltre la metà del campione intervistato, costituito in larga parte da studi di progettazione, una consistenza media di collaboratori al di sotto delle dieci unità e un fatturato al di sotto del milione di euro, ha dichiarato di conoscere e utilizzare la metodologia Bim, mentre un ulteriore 40% circa la conosce ma non la utilizza o ne fa un uso parziale; quasi la metà del campione, inoltre, segnala di avere già adottato il Bim nei propri progetti estesamente o parzialmente. Numeri importanti, quindi, e che testimoniano una chiara tendenza alla diffusione sempre più capillare di questa metodologia.
Interessante, in quanto strettamente legato alla sua diffusione, è il livello di competenze Bim dichiarato dagli operatori e i canali informativi utilizzati da questi ultimi per consolidarle e integrarle.
I risultati rilevati, che vedono circa il 10% del campione dichiararsi molto sicuro delle proprie competenze e un ulteriore 48% complessivo che le giudica buone o sufficienti, mentre il 42% dichiara delle carenze in merito più o meno accentuate, ritraggono anche in questo caso il quadro di una metodologia emergente ma già in qualche misura entrata nel lessico professionale degli operatori, pur necessitando inevitabilmente di tempo per consolidarsi in maniera più stabile nel patrimonio dei saperi di progettisti e imprese. Un esito, questo, cui fanno specularmente riscontro le aspettative dichiarate dai partecipanti all’indagine circa i supporti informativi e formativi ritenuti in questa ottica più utili o necessari, e che individuano in consulenti, esperti e enti e istituzioni professionali il punto di riferimento preferenziale.
Un altro dato fortemente incoraggiante emerso dall’indagine riguarda il grado di consapevolezza circa i vantaggi derivanti dall’adozione della metodologia Bim nella propria pratica professionale.
Oltre il 70% degli intervistati si è infatti dichiarato convinto che la metodologia BIM rappresenti uno strumento in grado di contribuire in misura importante alla riduzione del costo iniziale di costruzione e dei costi relativi all’intero ciclo di vita dell’edificio, nonché alla riduzione del tempo di realizzazione dell’opera, dall’avvio al completamento dei lavori.
Non sfuggono tuttavia nemmeno i punti critici da affrontare, inevitabili per un approccio ancora relativamente giovane e che comporta un salto di qualità metodologico non indifferente nei processi e flussi di lavoro di progettisti e imprese.
Non a caso la larghissima maggioranza del campione intervistato ha indicato proprio in questo cambiamento un passaggio chiave, per compiere il quale sono necessarie, da un lato, maggiori competenze interne, dall’altro un’offerta formativa più strutturata. Unite entrambe dalla consapevolezza che i meccanismi di certificazione delle stesse, nonché dei relativi processi Bim, possano rappresentare un efficace strumento sia per consolidare le proprie competenze, sia per qualificarsi e distinguersi sul mercato.
Con il contributo di Assobim.