Gli ambiti di utilizzo dei cosiddetti Digital Twin, spiega Assobim, sono in continua espansione tanto da aver superato la dimensione del singolo edificio o manufatto per estendersi a impianti, infrastrutture fino ad arrivare alla scala del quartiere o dell’intera città, secondo una logica pienamente complementare a quella del Building Information Modeling.
Il termine di per sé non è nuovo – è stato utilizzato per la prima volta nel 2003, nel settore manifatturiero, e ancora più indietro risale il concetto di “doppio ridondante”, più in particolare all’industria aerospaziale degli anni ’60, dove venivano utilizzato il “mirroring” di tutto l’equipaggiamento – ma che nell’evoluzione delle tecnologie digitali ha trovato uno strumento per esprimere in pieno le sue tante potenzialità.
Nell’ambito delle costruzioni sappiamo che il Digital Twin è una rappresentazione virtuale tridimensionale di un manufatto fisico ottenuta tramite tecniche di rilievo digitale come laser scanner e nuvole di punti corredata di tutte le informazioni necessarie per la sua gestione e manutenzione, che attinge dati dal manufatto stesso tramite sensori per monitorarne l’integrità e la funzionalità, rilevarne le problematiche, ottimizzarne le prestazioni e prevenire possibili situazioni di pericolo.
Per quanto riguarda la gestione, in particolare, è ad esempio possibile collegare il gemello virtuale a informazioni di carattere energetico, che possono monitorare il consumo di energia e i costi ad esso collegati ed eventualmente fornire indicazioni rivolte a ottimizzare i consumi.
In ambito infrastrutturale, i gemelli digitali possono aiutare a prevenire i rischi, monitorando edifici e strutture per rilevare potenziali problemi; basti pensare, ad esempio, alle reti di sensori incorporate in ponti e gallerie capaci di visualizzarne lo stato in tempo reale e individuare tempestivamente problemi di manutenzione o danni.
Salendo ulteriormente di scala, infine, è possibile collegare più edifici e infrastrutture creando una smart city virtuale in cui sperimentare diversi scenari, ad esempio l’impatto di una nuova opera sul tessuto urbano e i relativi servizi.
Naturalmente tutto ciò è possibile quando nelle fasi di progettazione e costruzione vengano adottate tutte le soluzioni necessarie alla creazione del gemello digitale, ambito in cui il Building Information Modeling consente di strutturare i dati relativi all’opera in maniera ottimale e prevederne il collegamento a sistemi di rilevamento, che rappresentano la soluzione più funzionale per la creazione e l’aggiornamento del digital twin.
E tra BIM e Digital Twin i punti di collegamento sono numerosi, pur non mancando alcune importanti differenze. In sintesi, si può dire che il primo si concentra sulla progettazione e costruzione di un edificio, mentre il secondo modella come le persone interagiscono con l’ambiente costruito; o, più dettagliatamente, il BIM è ottimizzato per la collaborazione e la visualizzazione durante la progettazione e la costruzione, non sulla vita in esercizio e la manutenzione del manufatto.
Una seconda differenza consiste nel fatto che il BIM non è concepito per fornire risposte operative in tempo reale come, al contrario, i Digital Twin.
Questi ultimi possono ad esempio fornire informazioni in tempo reale sullo stato dei sottosistemi edilizi e impiantistici dell’edificio, e su come questi sono influenzati dalla presenza e dai comportamenti degli occupanti, e più in generale si evolvono nel tempo grazie alle informazioni raccolte dai sensori fornendo valore aggiunto in ogni fase del ciclo di vita del manufatto.