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SAIE Riparti Italia, al via la fiera delle costruzioni

«Il SAIE è un brand che sì appartiene a Bologna, ma è anche di tutti gli italiani», così Ivo Nardella, presidente di Senaf e del gruppo Tecniche Nuove, ha sottolineato l’importanza di volere, organizzare e concretizzare la fiera del costruire in questo momento storico, e di farlo utilizzando l’inequivocabile chiave di lettura “SAIE Riparti Italia“.

È una fiera rispettosa dei protocolli, con padiglioni ampi (“un luogo sicuro di lavoro“, per Giampiero Calzolari, presidente di Bolognafiere) quella che tutti gli intervenuti all’inaugurazione della manifestazione, in primis la Ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli, hanno definito un atto coraggioso, necessario, da imitare.

Un atto che si innesta in un quadro economico che necessita di sostegni conviti. Ecco perchè De Micheli ha voluto sottolineare l’idea di infrastruttura del futuro che è il Piano Italia Veloce, da 197 miliardi, che sfrutterà le risorse del piano Next Generation EU, dai più conosciuto come recovery fund.

SAIE 2020

«Non è una riedizione di cose chiuse nei cassetti, le risorse che c’erano le abbiamo già trasformate in progetti». Ora lo sguardo di De Micheli va all’intermodalità. «Molti nuovi progetti che faremo incarnano una visione di paese intermodale, che è frutto di una riflessione nata ancora prima del Covid».

Intermodalità, che De Micheli sintetizza con “sostituzione della gomma con il ferro“, è il complemento a uno del piano Italia Veloce, più immateriale ma decisivo, che chiede un’accelerazione sulle regole, sulle modalità di attribuzione, come prosecuzione del lavoro iniziato con il decreto semplificazioni.

Noi l’idea del Paese ce l’abbiamo, ha concluso De Micheli: «Ferrovie, strade, porti aeroporti: il 2030 sarà l’intermodalità a vincere la tirannia della distanza e che inclusiva per le persone».

Anche per Virginio Merola, sindaco di Bologna, il coraggio di SAIE 2020 va tesaurizzato, i temi che propone sono determinati per tutti.

Abitare la città è un tema generale. «Il Covid ci ha dato la spinta a ripensare la tipologia degli alloggi. Al contrario dell’Italia Veloce del governo centrale, noi sindaci dovremo concentrarci sull’Italia lenta, quella di prossimità, lavorando sull’idea di consumare meno suolo, rigenerando le aree dismesse. A Bologna con il piano metropolitano (50 comuni) introduciamo un fondo di perequazione per destinare risorse a zone disagiate: la finalità più alta degli oneri di urbanizzazione, a vantaggio del territorio».

Per Merola occorre anche ripensare alle tipologie di proprietà e di affitto, alle residenze condivise. «Sotto l’etichetta di edilizia sociale c’è tutto, ma dobbiamo saperlo interpretare a seconda delle esigenze delle città. Sfruttiamo bene l’occasione del ecobonus. Dalla fine del lockdown le domande di attività edilizia al comune di Bologna sono già 3.000».

Numeri che interessano Gabriele Buia, presidente di Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili. Che non può esimersi dall’osservare che «Il problema italiano sta a monte delle gare di appalto. Anas per avere autorizzazione a un progetto ci mette 5 anni». E attenzione ai fondi UE: «temo che non siano aggiuntivi, ma sostitutivi, dato che non utilizziamo quelli che già avremmo a disposizione».

Da parte sua Federica Brancaccio, presidente di Federcostruzioni, ha sottolineato che “dopo un anno portiamo a SAIE un nuovo contributo su come dovranno cambiare le nostre abitazioni e città per adattarsi alle nuove esigenze dei cittadini e dell’ambiente, una ricerca utile per chi opera nel settore per comprendere i trend del mercato, e per chi ha un ruolo nel governo del Paese e dei territori, per adattare le strategie e il quadro regolatorio, facendo leva sulle  risorse che saranno messe in gioco con il Recovery Fund e sulle soluzioni innovative che la digitalizzazione offre”.

A margine dell’inaugurazione sono stati anticipati i dati dell’Osservatorio SAIE.

Dopo aver archiviato il 2019 con un leggero segno positivo, lo stop dettato dal Covid-19 ha colpito l’intera filiera delle costruzioni, composta da quasi 740mila aziende attive, con un impatto sulle performance dell’86% delle imprese di produzione, distribuzione e servizi per il settore delle costruzioni.

Nonostante questo, le imprese del settore non perdono la fiducia e cercano nuove strade per il rilancio: il 34% dichiara infatti, di essere già tornato alla normalità e il 28% conta di farlo entro 6 mesi.

Se da un lato oltre sei aziende su dieci (62%) ha registrato un calo dei ricavi, la fiducia delle imprese cresce quando si pensa al futuro, con il 55% degli intervistati che prevede un incremento nel giro d’affari del settore nei prossimi tre anni (solo l’11% pensa che possa esserci un peggioramento). Anche il livello di fiducia a livello generale della filiera edile è alto (43%) o medio (48%).

Cosa chiedono gli imprenditori delle costruzioni

Tra le misure possibili per favorire la spinta del settore, le imprese indicano soprattutto gli incentivi governativi (55%), la semplificazione della burocrazia (45%), lo sblocco dei cantieri (44%), l’abbassamento del cuneo fiscale (33%) e un piano di investimenti per l’edilizia pubblica (29%).

Gli incentivi sono, al primo posto per la ripartenza, e questo perché a trainare il comparto è sempre la riqualificazione degli immobili residenziali. Tra gli incentivi più efficaci vengono indicati il bonus ristrutturazione (dal 59% delle imprese) seguito dall’Ecobonus (58%) e dal Superbonus 110% (56%).

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